La vita del nucleo familiare è scandita dal susseguirsi di fasi del ciclo di vita comuni a tutte le famiglie.
All’interno dell’approccio sistemico-relazionale, la famiglia è intesa come un sistema con storia, viene considerata cioè come un organismo vivente i cui membri intrattengono storicamente tra loro una relazione stretta, tale da influenzare reciprocamente i propri comportamenti e i propri punti di vista sul mondo. La famiglia, come ogni organismo, tende all’omeostasi, tende cioè a stabilizzarsi su un proprio equilibrio, costruendo nel tempo delle proprie abitudini, regole interne e letture del mondo esterno, che tutte insieme rendono la vita del sistema-famiglia prevedibile da parte dei suoi membri.
I momenti di passaggio tra le fasi del ciclo di vita costituiscono dei tipici momenti di crisi dell’omeostasi del sistema, dei momenti cioè in cui le regole intorno a cui si era organizzato spontaneamente il gruppo familiare non valgono più perché obsolete e in cui diventa quindi necessaria una riorganizzazione sia di tutto il gruppo che di ciascuno dei suoi membri.
Per capire meglio il ciclo vitale della famiglia, per semplicità possiamo guardare al “cerchio” partendo dalla formazione della coppia, momento in cui diventa visibile al mondo esterno che la famiglia di riferimento per la persona non è più quella di origine, ma diventa quella costituita. Questa fase, così come l’eventuale arrivo di bambini, la loro adolescenza e l’età anziana dei nonni, sono tutti momenti di passaggio in cui i membri della famiglia si trovano a dover cambiare il ruolo ricoperto fino a quel momento, passando da individui a partner, poi a genitori e così via, alterando ogni volta il vecchio equilibrio per crearne uno nuovo e inizialmente sconosciuto.
La tappa forse più impegnativa per il sistema familiare coincide con il periodo che porta alla cosiddetta “fase del nido vuoto”: al termine dell’adolescenza, i figli acquisiscono lo status di giovane adulto e per la famiglia arriva il momento di farsi "trampolino di lancio" per lasciar andare i figli ormai adulti nel mondo, diventando così non più il punto di riferimento principale ma famiglia di origine, evolutivamente in secondo piano per consentire al giovane adulto di concentrare le proprie energie sui suoi nuovi progetti e soprattutto sulle nuove relazioni significative che sceglie di costruire. Al tempo stesso, il figlio si trova ad affrontare per la prima volta un ruolo nuovo e a negoziare un nuovo tipo di relazione con la famiglia di origine.
Data la complessità di questa grande riorganizzazione, molte famiglie vi incontrano notevoli difficoltà: molti genitori, infatti, faticano a riconoscere che il figlio è ormai altro-da-loro, un individuo con caratteristiche e desideri a volte molto distanti da quelli che la famiglia avrebbe preferito; allo stesso modo molti figli, per paura di ferire i genitori, mettono un freno al loro progetto evolutivo e rimandano tappe di crescita importanti come l'andare a vivere da soli e iniziare così la loro vita autonoma.
Qualora si viva con difficoltà questa fase, è importante dedicare del tempo alla riflessione e alla negoziazione di un nuovo modo di stare insieme, affiché ogni persona possa vivere il proseguimento del proprio progetto di vita come una conquista priva di sensi di colpa, e creare con gli altri dei legami soddisfacenti, affettivi e più liberi.
di Ludovica Villani
Psicologa
3703430418
dr.ssa.villaniludovica@gmail.com
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